’UOMO VITRUVIANO E L’ARMONIA TRA ESSERI UMANI’
Il simbolo dell’accessibilità dell’Onu
E’ un omino stilizzato, come se fosse disegnato da un bambino. Le gambe e le braccia sono aperte, e la figura intera è racchiusa in un cerchio, come quella dell’Uomo Vitruviano, il celebre disegno di Leonardo Da Vinci, da molti considerato emblema della perfezione. Si tratta del nuovo simbolo scelto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per rappresentare l’accessibilità alle persone con disabilità. D’ora in poi, ovunque venga esposto questo simbolo, sarà garantita dall’Onu la completa libertà d’accesso per tutti.
Il nuovo simbolo dell’accessibilità, spiegano nella pagina di presentazione del sito web dell’Onu, è un cerchio, all’interno del quale compare una figura simmetrica “che rappresenta l’armonia tra esseri umani nella società. Questa immagine umana universale, con le sue braccia aperte, rappresenta l’inclusione delle persone con qualsiasi abilità, ovunque”. Trattasi, dunque, del risultato di attenti studi, portatore di messaggi profondi di integrazione e inclusione delle persone con disabilità.
E’ il caso di dirlo, alle nobili intenzioni del Dipartimento di Comunicazione dell’Onu, non sembra però corrispondere una reale comprensione da parte del pubblico. Non sono in alcun modo messi in discussione gli alti valori di cui questo simbolo si fa portavoce, ma da un piccolo sondaggio svolto da FinestrAperta.it, sembra che la comprensione del suo significato sia tutt’altro che immediata. Interrogati sul suo possibile utilizzo, infatti, i nostri intervistati hanno supposto che il simbolo potesse indicare campagne di comunicazione ecologiste (“un omino che difende il pianeta”) o legate al mondo dell’infanzia (“un bambino che chiede di essere abbracciato”); nel migliore dei casi è stato indicato un “non saprei”, ma nessuno è arrivato a individuare il tema dell’accessibilità.
Il vecchio simbolo della disabilità e la sua versione moderna
E’ anche vero che, probabilmente, si sarà sentita l’esigenza di emanciparsi dallo stereotipato simbolo dell’uomo in carrozzina, che da sempre raffigura i temi legati al mondo della disabilità e che rischia di fornire un messaggio parziale e obsoleto a chi lo visualizza. D’altronde non è la prima volta che si tenta una strada alternativa: un ottimo passo in avanti nella sua evoluzione fu fatto un paio d’anni fa dagli studenti del Gordon College del Massachussets, negli Stati Uniti d’America, che ridisegnarono il vecchio simbolo dell’uomo seduto, fermo, inerme, in attesa di essere portato da qualche parte; al suo posto ne disegnarono un altro, sempre seduto su una sedia a ruote, ma nell’atto di spingerla da solo per raggiungere la sua destinazione. Un’efficace rappresentazione dell’autodeterminazione delle persone con disabilità.
Manuel Tartaglia