Nero su bianco: letteratura e disabilità

Negli ultimi anni la sensibilità degli editori e dei lettori verso le tematiche della disabilità è in crescita. Oggi il materiale narrativo attinente al tema della diversità o della malattia, per come sono vissute in prima persona o nell’ambito delle relazioni (genitoriale-filiale, tra fratelli, amicali, di coppia eccetera) è veramente vasto: interiorizzarlo, rielaborarlo e condividerlo è affascinante ed utile a tutti.

La letteratura spesso offre parole all’inenarrabile, a ciò che altri strumenti e registri comunicativi non hanno il coraggio o la possibilità di raccontare. La letteratura, infatti, è un immenso specchio dove si riflettono non solo i desideri, le aspettative, i sogni, ma anche le paure, le ansie, le inquietudini e il disagio personale di ogni lettore. Ma è uno specchio speciale perché consente di superare il proprio qui e ora per affrontare in maniera traslata, grazie ai protagonisti delle storie, pure le proprie difficoltà e paure.

Oggi si possono trovare testi che si impongono effettivamente all’attenzione dei lettori per le loro qualità letterarie, testi in cui gli autori affrontano tematiche legate alla disabilità, fisica o psichica che sia, scegliendo generi letterari convenzionali, come il romanzo (Nati Due Volte di Giuseppe Pontiggia, 2000; Il Mio Manicomio di Paolo Teobaldi, 2007).

Di diverso avviso Franco Bomprezzi, in suo interessante saggio: “Non sono in grado di tracciare in poche righe un quadro esauriente della letteratura sulla e con la disabilità. […] Troppo spesso nel passato alle persone con disabilità è stato permesso di essere sufficientemente mediocri. Sono certo che sia un esercizio utile, e consolatorio, scrivere di sé, e raccontare in che modo si è affrontato un destino impervio, scalando le montagne della sopravvivenza in un mondo ostile. Ma questo non è letteratura”.

È necessario specificare che, se nella letteratura dei secoli passati, fino a buona parte del Novecento, la condizione più trattata è quella psichica, per la ricca tradizione riguardante il tema della follia, recentemente si assiste ad una maggiore attenzione e sensibilità verso altri tipi di disabilità, legati più che altro a deficit fisici. Scrittori come quelli citati hanno una capacità di sintesi intellettuale e artistica con cui riescono a concretizzare, ad esempio in un romanzo, non solo esperienze personali particolarmente significative ma anche l’immaginario collettivo di un’intera classe sociale. Le storie narrate permettono a chi si appresta ad ascoltarle, a leggerle, a guardarle, di percepire l’alterità e la vicinanza di un mondo che sa essere assieme autentico e “finzionale”.

Maria Stella Falco

fonte: finestraperta.it